“Se vogliamo raggiungere una vera pace in questo mondo, dovremo incominciare dai bambini.”
Mahatma Gandhi

Chi è Michel Odent?

Chi è Michel Odent?

Breve biografia del dott. Michel Odent

Michel Odent, 1930, è medico chirurgo e ostetrico di fama internazionale, noto per aver introdotto nella clinica di Pithivier, in cui è stato primario di chirurgia e ginecologia per 23 anni, la vasca per il rilassamento durante il parto e le sale parto simili ad un ambiente domestico. Odent è considerato un pioniere nel suo campo e uno scienziato rigoroso che da decenni studia e osserva la fisiologia del parto e in questo ambito la differenza fra il cervello dell'essere umano e degli altri mammiferi.
Da qui le sue tesi (v.http://www.wombecology.com/) basate su annidi studi e ricerche scientifiche.
È stato il primo a scrivere un articolo sul rooting reflex alla nascita (la capacità del neonato di arrampicarsi sul corpo della madre e trovare il seno da sè), sull'uso dell'acqua in travaglio (vasche da parto) e di iniezioni intradermiche di acqua sterile in zona lombare come alternative all'analgesia farmacologica.
A Londra ha creato il “Primal Health Research Center”, una banca dati liberamente accessibile, che raccoglie numerosi studi scientifici (randomizzati e controllati) e epidemiologici, pubblicati in modo sparso in diverse riviste specializzate, che analizzano le correlazioni fra quanto vissuto durante il periodo primale (gravidanza, parto, primo anno di vita) e la salute psico-fisica in età adulta.
Michel Odent ha diretto il primo Congresso Internazionale sulla nascita e la Salute Primale, sotto l’egida dell’OMS, che si è tenuto la prima volta a Las Palmas di Gran Canaria il 26-28 febbraio 2010, e la seconda volta a Honolulu dal 26 al 28 ottobre 2012.
Fra i relatori principali: il dott. Michael Stark, il chirurgo tedesco cui si devono le innovazioni tecniche che hanno reso il taglio cesareo un'operazione rapida e sicura; da qui la sua veloce diffusione negli ultimi anni. Egli collabora con Michel Odent per proporre a chi opera nel campo dell’ostetricia di riconsiderare le condizioni in cui avviene la nascita in ospedale affinché, grazie al rispetto della fisiologia, il cesareo torni ad essere un'operazione limitata ai casi in cui è necessario.

Bibliografia minima di Michel Odent

Michel Odent è autore di 12 libri tradotti in 21 lingue e di un’ottantina di articoli pubblicati da prestigiose riviste scientifiche incluso la prima ricerca sul “rooting reflex” nel 1977. Ha anche scritto la prefazione dell’ultima edizione di “Childbirth Without Fear” di Grantly Dick-Read.

Odent pubblica prioritariamente in lingua inglese presso l’editore Pinter & Martin Ltd
Pubblicazioni tradotte in italiano:
"L'agricoltore e il ginecologo, l'industrializzazione della nascita", Il leone verde, 2006
"La scientificazione dell'amore", Urra edizioni, 2008
“Il cesareo”, Blu edizioni, 2009
“Le funzioni degli orgasmi, un’indagine rivoluzionaria sugli ormoni dell’amore che regolano accoppiamento, parto e allattamento”, Terra Nuova Edizioni, 2009
“Nascere nell'era della plastica”, Terra Nuova Edizioni, 2012
“La nascita e l'evoluzione dell'homo sapiens”, Edizioni Tlon, 2016

Per le pubblicazioni meno recenti, tradotte in italiano, vedi anche:
http://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Odent#cite_note-1

Per consultare articoli scientifici di Michel Odent

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=odent%20m

Breve riassunto del pensiero del dott. Michel Odent 

Attualmente, ovunque nel mondo, si registra un rapido incremento delle nascite medicalizzate non fisiologiche: parti provocati con ossitocina sintetica (o sostanze simili), anestesie epidurali, uso di forcipe e ventosa e taglio cesareo (fino al 60-80% delle nascite in certe città italiane o dell’America latina). Tutto questo interferisce con i meccanismi psico-neuro-endocrinologici e immunitari per i quali anche il mammifero umano è biologicamente programmato e inibisce la capacità di ogni donna sana di partorire senza difficoltà e -a volte- persino con piacere estatico/orgasmico. L’OMS situa la quota di cesarei necessari fra il 5% e il 15% e lancia l’allarme denunciando i rischi per la salute fisica e psichica che un progressivo allontanamento dalla fisiologia del parto comporta.
Non serve però “demonizzare” il cesareo imponendo un parto vaginale ad ogni costo, magari lungo e traumatico, gestito con dosi massicce di ormoni sintetici i cui effetti sono sospetti (*). Perciò Michel Odent si chiede se in questi casi un parto cesareo eseguito dopo l’inizio spontaneo del travaglio (non in emergenza), non sarebbe persino meno dannoso per il neonato. La chiave per evitare l’aumento e l’abuso di cesarei, sostiene, è invece quella di promuovere l’esatta comprensione della fisiologia per agevolare il decorso del travaglio e del parto assecondando i bisogni primari della partoriente e del nascituro.

I seguenti tratti principali della fisiologia, emersi da numerose ricerche svolte negli ultimi decenni, sono ancora poco conosciuti o sono spesso trascurati in ambito sanitario. 
Normalmente il feto, quando sente i suoi polmoni maturi, secerne un ormone che scatena il travaglio. La parte più arcaica del cervello della madre (ipofisi e ipotalamo) comune a tutti i mammiferi, secerne fra gli altri ormoni molta ossitocina, l’“ormone dell’amore” coinvolto in tutti gli aspetti dell’amore (per se stessi e per gli altri) e della vita sessuale. Mediante il flusso sanguigno svolge anche un “ruolo meccanico” fondamentale perché stimola le contrazioni e provoca il riflesso di eiezione del feto, della placenta e del colostro. Ma è un “ormone timido” e ogni stimolo della parte neocorticale del cervello (specifica del genere umano) come ad esempio dover ascoltare, parlare, sentirsi osservati, insicuri, contrariati, in ansia, in piena luce, distratti o circondati da estranei, inibisce la produzione di ossitocina e quindi rallenta il travaglio e può innescare una cascata di complicazioni e di interventi.
La donna deve dunque trovarsi in condizioni di totale intimità che le permettano di “disattivare la neocorteccia” come quando sta per addormentarsi o abbandonarsi a un rapporto sessuale
Appena venuto alla luce il contatto pelle a pelle con il corpo e i batteri della madre è importante per la formazione del microbioma del neonato che ha anche l’impulso istintivo di cercare il capezzolo (rooting reflex e breast crawl) e di succhiare il colostro ricco degli anticorpi di cui ha bisogno. La flora intestinale del neonato (da cui dipenderà buona parte del suo sistema immunitario così configurato per tutta la vita) si forma correttamente se è colonizzata subito e unicamente con i batteri della madre ai quali è già assuefatto. Inoltre, succhiando stimola l’espulsione della placenta e la produzione di latte nella madre. È anche importane non tagliare subito il cordone (almeno fino a quando pulsa) in modo che il bambino continui a ricevere ossigeno dalla placenta e ricuperi tutto il suo sangue ricco di sostanze preziose (ferro, cellule staminali, ecc.).

Nella prima ora dopo il parto, se la madre tiene il bimbo fra le braccia guardandolo negli occhi e non è distratta, scarica un potente e irripetibile cocktail di ormoni (fra cui ossitocina, endorfine e prolattina) che le imprime profondamente il piacere e il bisogno istintivo di prendersi cura del suo bambino. Lo stesso avviene nel bambino che si sente pienamente accolto e rassicurato. È il meccanismo dell’imprinting, base biologica di un solido e duraturo attaccamento in tutti i mammiferi. A dimostrazione dell’importanza dell’imprinting, è utile notare che nei mammiferi non umani, se un cucciolo nasce per taglio cesareo o con anestesia epidurale la madre non lo riconosce e non se ne occupa, perché non è avvenuta questa scarica ormonale. I piccoli primati privati del contatto con il corpo della madre sviluppano gravi forme di depressione, di ansia e di aggressività.
Ovviamente il cervello umano è più evoluto e complesso e le madri umane hanno comunque profondamente interiorizzato un modello culturale che le porta ad accudire e amare i figli anche senza imprinting.

Tuttavia numerose ricerche epidemiologiche pubblicate da prestigiose riviste scientifiche e raccolte nella banca dati del “Primal Health Research Center”, mostrano che il mancato rispetto della fisiologia e dei suoi meccanismi endocrinologici, ossia dell’imprinting, aumenta il rischio che il bambino possa soffrire (in misure e forme diverse a dipendenza della combinazione con altri fattori che entrano in gioco) di un “disturbo della capacità di amare” sé stesso, gli altri e la natura.
Un disturbo che sembra comune a diversi problemi psichici o fenomeni sociali quali la violenza contro se stessi, sotto forma di autismo, anoressia, suicidio giovanile, dipendenze di ogni tipo (compreso forse anche l’abuso di chirurgia plastica); oppure la violenza verso gli altri (fisica, psicologica, economica, ecc.) come pure verso la natura (*). 

Le interferenze nel processo fisiologico della nascita, e in particolare l‘immediata separazione del bambino dalla madre, avvengono da millenni in quasi tutte le culture, (anche quelle “primitive”) con pretesti rituali, religiosi o pseudo-scientifici (taglio immediato del cordone, colostro giudicato non buono, benedizione, igiene o esame medico del neonato, ecc.). Considerate in una prospettiva storica e antropologica, questi interventi (spesso anche traumatici) avevano probabilmente un vantaggio evolutivo perché stimolavano nell’individuo l’aggressività necessaria alla lotta per la sopravvivenza (contro la natura e i popoli nemici). Ne è derivata l’imposizione di un controllo sociale della maternità e quindi del corpo della donna. Un archetipo culturale profondamente interiorizzato, come un tabù, che ha contribuito ad alterare nella donna la percezione del proprio corpo e dell’istinto materno, e ha comportato la rinuncia all’aggressività innata per proteggere i cuccioli e se stessa (basti pensare a cosa farebbe una mamma scimpanzé se le portassero via il cucciolo appena nato...).

Oggi tuttavia, sostiene Michel Odent, per favorire la sopravvivenza della specie umana e del pianeta, per instaurare sistemi economici, sociali e ambientali sostenibili e non violenti, si dovrebbe passare dalla civiltà dell’”Homo superpredator” alla civiltà dell’”Homo ecologicus” promuovendo piuttosto la “capacità di amare” (nel senso della capacità di provare empatia per sé stessi, per gli altri e per la natura) mediante il rispetto della fisiologia della nascita. Ne scaturisce anche l’opportunità per una svolta storica nell’arte maieutica di ostetriche, levatrici e doule.

 


(*) Ricerche recenti presentate al Congresso Internazionale sulla Nascita e la Salute Primale di Honolulu nel 2012 ipotizzano l’afflusso di dosi importanti di ossitocina sintetica (utilizzata ormai nella maggioranza dei parti ospedalieri per l’induzione o l’accelerazione) nel cervello del feto non ancora completamente protetto dalla barriera ematoencefalica. Ciò potrebbe alterare la formazione del “sistema di produzione dell’ossitocina” del neonato, un sistema che è coinvolto nella socievolezza, nella capacità empatica e in quella di amare. Ciò pone interrogativi su un piano culturale e nuove ipotesi sulle cause nella genesi di alcune malattie legate a un’alterazione del sistema dell’ossitocina, come ad esempio l’autismo o l’anoressia nervosa, oggi più frequenti che in passato.

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