“Se vogliamo raggiungere una vera pace in questo mondo, dovremo incominciare dai bambini.”
Mahatma Gandhi

I temi del simposio

I temi del simposio

Nei paesi industrializzati da alcuni decenni la percentuale di parti cesarei è in netto aumento grazie all’applicazione di tecniche chirurgiche che hanno reso l’intervento semplice e più sicuro. Anche l’uso di sostanze anestetiche e di ormoni sintetici nei parti vaginali è sempre più diffuso. Ma quali sono i vantaggi e i problemi che questi interventi comportano per la salute umana a breve e a lungo termine?

Questi interrogativi saranno affrontati nel simposio del 17 novembre per individuare le possibili strategie per un’ostetricia basata sull’evidenza scientifica, sulla fisiologia e sull’eccellenza in chirurgia. Un campo nel quale è possibile fare meno e fare meglio, proprio perché gravidanza e parto non sono malattie e nella maggior parte dei casi non presentano rischi e complicazioni, ma per madre e bambino sono esperienze molto delicate, che lasciano un’impronta profonda nel corpo e nella psiche.

Perché il cesareo?

In passato il parto cesareo era un’operazione lunga, complicata e pericolosa, cui si ricorreva solo in casi di estrema emergenza. Poi l’intervento è diventato semplice, rapido e molto più sicuro grazie anche alla nuova tecnica (Misgav Ladach) elaborata negli anni 90 dall’équipe del chirurgo Michael Stark, (uno dei due oratori del simposio). Nei parti complicati il cesareo è indispensabile per salvare la vita del bambino e/o della madre. Tuttavia il perfezionamento della tecnica chirurgica comporta anche il rischio di banalizzazione e di un uso inappropriato dell’intervento, come sembra indicare la grande differenza dei tassi operatori fra ospedali, regioni e paesi.

La proporzione di cesarei passa dal 17-18% dei paesi scandinavi all’80% di molte cliniche brasiliane. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ritiene sia necessario solo nel 10-15% dei casi e ancora nel 2015 ribadiva che: “A livello di popolazione, un tasso di tagli cesarei superiore al 10% non è associato ad una riduzione della mortalità materna e neonatale.”(1) Per l’American Medical Association il limite di cesarei utili non supererebbe il 19% (2). Ma siamo già ben oltre! In Svizzera e anche in Ticino circa un terzo dei bambini nascono con un cesareo e nella maggior parte dei casi si tratta di cesari programmati. In Ticino i ¾ degli interventi sono praticati su donne a basso rischio.
(V. maggiori dettagli sulla situazione in Svizzera e Ticino)

Oggi il taglio cesareo è diventato una delle operazioni più diffuse al mondo e il dottor Stark non aveva certo immaginato che in futuro, per la prima volta nella storia dell’umanità, la maggior parte degli esseri umani potrebbe non nascere più dal canale vaginale. Nonostante i progressi medici, il taglio cesareo rimane però un intervento di chirurgia maggiore non privo di rischi intrinseci e di possibili conseguenze a breve e lungo termine per il bambino e per la madre, ma questo non sembra frenarne la diffusione. Occorre dunque chiedersi quando e perché è necessario un cesareo? In quale momento è più opportuno farlo: prima del termine o a travaglio iniziato? Come evitare un traumatico intervento in emergenza? Come applicare l’eccellenza dell’arte chirurgica? Come praticarlo per farne una nascita e non solo un intervento chirurgico?

È inutile demonizzare il cesareo

Il cesareo è ormai semplice e sicuro più o meno quanto un parto naturale, perciò occorre anche avere il coraggio di chiedersi, come fa Michel Odent (l’altro oratore del simposio), se in certi casi un cesareo ben fatto, al momento giusto, nel rispetto di mamma e bambino, non sarebbe meno nocivo di un parto lungo e traumatico, gestito con dosi massicce di sostanze anestetiche e di ormoni sintetici (i cui effetti sono sospetti), magari concluso con tanto di episiotomia, forcipe o ventosa. È forse proprio questo tipo di esperienza, vissuta o narrata, a spingere alcune future mamme verso il cesareo. Tuttavia nessuna accetta o sceglie a cuor leggero di mettere al mondo il proprio bambino con un cesareo sapendo che potrebbe avere delle difficoltà respiratorie, un’alterazione nello sviluppo del sistema immunitario (formazione del microbioma) e che l’allattamento sarà un po’ più difficile.
Non serve però “demonizzare” il cesareo per imporre un parto vaginale ad ogni costo, sostiene Odent. Per valutare la scelta del cesareo non basta più confrontare soltanto i tassi di mortalità e morbilità. Occorre aggiungere altri criteri che tengano conto degli effetti psicofisici anche a lungo termine di tutti gli interventi, chirurgici e non, praticati durante i parti.

La chiave per evitare l’aumento e l’abuso di cesarei secondo Odent, è promuovere l’esatta comprensione della fisiologia per agevolare il decorso del travaglio e del parto assecondando i bisogni primari della partoriente e del nascituro. Occorre dunque chiedersi, ad esempio, quanto conta l’intimità dell’ambiente in cui si svolge il parto? Quanto incide sulla richiesta di cesarei l’accompagnamento continuo di una levatrice di fiducia? Quali sono gli effetti a lungo termine delle sostanze sintetiche somministrate nella maggior parte delle nascite medicalizzate?

Un simposio per interessati all’ostetricia… e al futuro dell’umanità

Nella storia umana prima d’ora non si era mai interferito così pesantemente nella fisiologia di un evento cruciale per l’ontogenesi di ogni persona. Ma quali sono le possibili conseguenze per il genere umano? Cosa rende così speciale il momento della nascita per la nostra specie? Come incide sulla nostra salute psicofisica? Le risposte sono complesse: attingono alle scoperte più recenti nel campo dell’epigenetica, della neuroendocrinologia e dell’immunologia, associate anche alla psicologia. Infatti, ciò che accade alla nascita potrebbe anche influire sui nostri comportamenti poiché coinvolge il sistema di produzione dell’ossitocina, uno degli ormoni principali per sviluppare la capacita di amare…noi stessi, il prossimo e la natura. E visti i tempi ce ne sarebbe un gran bisogno!

 


(1) Dichiarazione dell’OMS sul tasso dei tagli cesarei, OMS 2015
(2) Relationship Between Cesarean Delivery Rate and Maternal and Neonatal Mortality, JAMA. 2015 Dec 1;314(21):2263-70