Testimonianze
TRE PARTI DIVERSI: testimonianza della mamma
Quando mi sono accorta che si erano rotte le acque non ho nemmeno guardato l'ora. Di notte, con due bimbi piccoli con la tosse, tutto avrei fatto meno che privarmi di ogni singolo minuto di sonno che avrei avuto a disposizione prima di iniziare a star male. Così ho continuato ad alzarmi per andare dai bimbi ogni volta che ce n'era bisogno e ogni volta cambiavo il salva slip e constatavo che no, non era una strana impressione, il sacco era rotto e il liquido usciva, poco ma usciva. Solo quando ho visto che iniziava a esserci luce, dopo l'ennesimo giro in cameretta ho detto ad Andrea che avevo rotto il sacco. La sua reazione è stata immediata "chiamiamo Anna, copriamo il letto, prepariamo tutto!". Ho guardato l'orologio ed erano le 4, gli ho detto che stavo bene e che era meglio dormire.
Verso le 7 si sono alzati i bimbi, abbiamo fatto colazione e ho chiamato Anna che mi ha detto che sarebbe passata per darmi un'occhiata. Mi ricordo di avere guardato fuori dalla finestra: cielo azzurro e sole, dopo due parti d'inverno, in entrambi i casi col brutto tempo, il cielo grigio e la neve, volevo che questo bimbo che sarebbe dovuto arrivare a inizio primavera nascesse col sole. La giornata mi sembrava giusta non solo per il tempo ma perché forse avremmo potuto fare quello che io avevo in mente da dopo la nascita di Sveva: un parto a casa.
Quando è nato Tommaso 3 anni fa l'idea di partorire a casa non mi aveva nemmeno sfiorata, volevo l'ospedale e la sicurezza di poter essere aiutata a sopportare il dolore e così é stato. 16 ore di travaglio, l'epidurale a metà e un bel parto. Meno di un anno dopo è nata Sveva. Quel parto mi ha sconvolto e mi ha aperto gli occhi, dalla prima contrazione a quando l'ho avuta in braccio, sono passati solo 1 ora e 25 minuti... All'ospedale ci siamo arrivati per miracolo e la bimba é nata lì solo perché io ho tenuto le gambe incrociate per un bel po'.
È stato in quell'occasione che mi sono resa conto che avrei potuto fare tutto da sola, che per partorire bastavamo io e lei, che il dolore potevo gestirlo e viverlo senza paura e che non importava dove eravamo, ma che fossimo insieme a fare quel lavoro. Ho iniziato a informarmi sul parto a casa e a leggere testimonianze, racconti, studi in previsione di un'altra gravidanza futura. Un giorno eravamo a scegliere le piastrelle per il nuovo appartamento quando ho incontrato per caso Sandra, una delle levatrici che mi aveva seguito per il corso Pre Parto e che avevo visto in ospedale sia alla nascita di Tommaso sia a quella di Sveva, era col marito e la sua bimba di un paio di mesi nata a casa. Abbiamo parlato per qualche minuto, le ho detto che mi sarebbe piaciuto per un futuro bebè provare questa esperienza e lei mi ha invitato a un incontro sul parto in casa allo studio delle levatrici. Sapevo ci sarebbe stata anche Nina che in occasione della nascita di Sveva mi era sembrata un'apparizione celeste in sala parto e mi faceva piacere rivederla. Anche Andrea è riuscito a raggiungere me e i bimbi verso la fine dell'incontro, probabilmente convinto che si trattasse di una mia fissa del momento, credo sia venuto più per farmi felice che per l'idea di un parto a domicilio vero e proprio.
Sei mesi dopo sono incinta, e il parto in casa diventa un'opzione concretissima! La gravidanza va bene dopo una minaccia d'aborto al secondo mese ma l'idea di partorire a casa non incontra da subito il supporto di Andrea. Diciamo che lui é la testa e io il braccio o meglio, io faccio e lui pensa. Io desidero una cosa e lui la medita. Quando gli ho detto che volevo partorire a casa si è messo a ridere e mi ha detto "sei matta!". Per non farmi bocciare l'idea da subito lo convinco a vedere Anna, l'incontro va bene ma lui è sempre scettico e purtroppo ha validi argomenti: i bimbi sono ammalati spessissimo, io non voglio dirlo a nessuno del parto a casa ne tantomeno voglio piazzare i bimbi da nonni o amici, con questi due o tre rigidi miei vincoli, partorire in casa é un'impresa improbabile... Gestire la cosa a livello pratico è un gran casino, non posso negarlo.
Verso dicembre decido di gettare la spugna... Mi convinco che farò il travaglio a casa e il parto in ospedale... Sono triste ma penso che alla fine sia l'opzione migliore per me, per lui, per i bimbi. Continuo a rimuginarci sopra, a pensarci tra me e me e a parlare con lui, ogni occasione è buona per tornare sul discorso. Passiamo diverse sere a parlarne e alla fine decidiamo consapevoli di tutti i nostri limiti, di provarci, di picchettare le levatrici, preparare tutto, non dire niente a nessuno e sperare che Rodrigo nasca in settimana (quando il nido può aiutarci senza che intervenga qualcun altro) o la notte. I weekend sono off limits perché non avremmo appoggi e io faccio gli scongiuri perché i bimbi siano sani e non due piccole colonie virali ambulanti e... Perché no, spero che sia bel tempo.
Venerdì 28 marzo é bel tempo, il nido accoglie volentieri i bimbi anche se non sarebbe per loro un giorno di nido e io e Andrea siamo a casa tranquilli ad aspettare che succeda qualcosa. Già, perché malgrado il sacco rotto non si muove nulla. Io sto benissimo, Anna mi fa fare un bagno caldo, al buio, musica nelle orecchie, mi rilasso come non mai ma zero, Rodrigo a parte qualche vaghissima contrazioncina non si muove. Finito il bagno passiamo alla stimolazione dei punti shiatsu, ma anche in questo caso, niente. A me sembra di essere alla SPA invece che in travaglio. In effetti ridendo penso che in 9 mesi di gestazione non mi sono mai fermata, ho lavorato fino al giorno prima e l'unico modo di stare rilassata, a casa, senza bimbi é appunto..... partorire!
Sentiamo il ginecologo perché quel giorno avrei avuto l'ultimo controllo, dice che se entro sera non si muove nulla mi vuole in ospedale per l'induzione. Ecco, a quel punto sono delusissima e anche un po' arrabbiata: giorno giusto, bimbi ok, nessun nonno in preallarme e io non solo rischio di non partorire a casa ma addirittura di farmi indurre che da sempre è uno dei miei terrori...
Per fortuna Anna e Andrea sono positivi. Tentiamo con l'olio di ricino di smuovere le cose peccato che farà effetto quando Rodrigo sarà ormai nato ma poco importa. Inizio infatti ad avere delle contrazioni sporadiche, vicine, lontane, forti, leggere. Anna che ci aveva lasciati soli per qualche ora si era raccomandata di chiamarla se fosse successo qualcosa, l'avvisiamo che qualcosa succede ma che secondo me siamo ben lontani dall'obiettivo. Lei mi rassicura, mi dice che sicuramente non andremo all'ospedale e torna da noi per visitarmi. Ci lascia verso le 14.20 perché ha il turno in ospedale, se Rodrigo non ci prende in giro sarà Nina ad intervenire.
Decido di rimettermi nella vasca da bagno per rilassarmi e non pensare, Andrea è con me, al buio parliamo a bassa voce, tutto sembra meno che io debba partorire. Poco dopo iniziano le contrazioni, quelle vere. Sono vicine da subito, forti, lunghe, intense ed efficaci. Io vorrei aspettare ma Andrea chiama Nina che in 15 minuti è con noi, non so se sia lei o i miei ormoni, fatto sta che quando la vedo arrivare nella penombra del bagno mi sembra anche questa volta una visione dolce, rassicurante e calma, magica e speciale. Le contrazioni continuano, arriva Dana che non ho mai conosciuto e con discrezione si accomoda in corridoio, la vedo e non la vedo è discreta e allo stesso tempo preziosa. Nina mi dice di fare quello che sento, che non mi visita ma dopo poche contrazioni sono io a chiederle di farlo, mi dice che manca poco e infatti inizio a sentire il piccolo che spinge e spingo con lui. Grido, grido ad ogni spinta con una voce che non so da dove arrivi ma che riconosco, grido sempre più forte e sempre più a lungo. Ho gli occhio chiusi, stringo la mano di Andrea che non si è mai mosso e spingo pensando lucidamente che dentro quella vasca da bagno, con tre persone che si occupano di me, in realtà ci siamo solo io e il piccolo. Sento la testa che esce tutta in una volta, Nina mi dice di prenderlo ma io ho gli occhi chiusi e rispondo di no, non so perché ma non voglio, un'altra spinta e nasce, me lo appoggia sul petto e apro gli occhi.
É tutto bianco, piange e poi apre gli occhi sul mondo. Aspettavo con ansia il momento in cui avrei visto quello sguardo liquido travolgermi l'anima, sono le 16.10, Rodrigo è nato.
Tre ore dopo in quella stessa vasca faranno il bagno Tommaso e Sveva. Ignari di quello che è successo, come tutte le sere io li insapono, li sciacquo e li preparo per la notte mentre il papà sistema la cucina.
È una sera come le altre eppure per me è speciale, Rodrigo è nel lettone che dorme come se fosse sempre stato qui con noi e io sono una nuova mamma, quella che avrei sempre desiderato essere.